In the Service of Life, 1992

 

Pontificio Consiglio per la famiglia

Al servizio della vita INTRODUZIONE

marzo 19921

Siamo stati convocati per questo incontro dal Pontificio consiglio per la famiglia, che il santo padre Giovanni Paolo II ha creato il nove maggio 1981, e che avrebbe dovuto annunciare egli stesso il 13 maggio successivo, giorno dell’attentato contro la sua vita. Tra i compiti assegnatigli dalla costituzione apostolica Pastor bonus, il Consiglio «sostiene pure e coordina le iniziative per la tutela della vita umana fin dal suo concepimento» (art. 141, 3).

La nostra adunanza si è svolto dopo il concistoro straordinario dei cardinali (4-7 aprile 1991), convocato dal santo padre Giovanni Paolo II, strenuo difensore della dignità umana e della vita, soprattutto dei più deboli, e che ha avuto come tema: «Le minacce alla vita>.

Il nostro intenso lavoro di tre giorni è stato concentrato specialmente sul tema dell’aborto provocato, spaventoso fenomeno, un vero massacro, che liquida ogni anno intorno a quaranta milioni di esseri umani.* considerando solo gli aborti legalizzati. Il fenomeno è certo molto più diffuso e difficilmente quantificabile.

Il nostro lavoro vuol essere soprattutto un appoggio vigoroso alla famiglia, <santuario della vita» (Centesimus, n. 39). Sono oggi in gioco anche i diritti dei bambini, specialmente quelli non ancora nati, e i diritti della famigli.

Fedeli al magistero della chiesa, al nostro variegato campo di lavoro come scienziati, biologi, medici, filosofi, moralisti, giuristi, politici, teologi, convinto dello stretto legame tra la varietà della rivelazione e la scienza, abbiamo riflettuto sui seguenti aspetti del problema: I. scientifico – tecnici, II. dottrinali, III. culturali, IV. legislativa, V. politico –istituzionali.

In una questione così complessa e difficile abbiamo cercato di presentare alcuni punti, a nostro avviso più scottanti, che vogliamo fraternamente proporre, con spirito di partecipazione, come strumento di lavoro, di dialogo, di ricerca, per la tutela pastorale del dono della vita. Offriamo, dunque, queste considerazioni a quanti, come noi, lavorano in diversi campi, al servizio di Dio, dell’uomo e della società. Vogliamo essere fedeli alla verità, tante volte purtroppo martoriata.

La piaga dell’aborto è come una valanga in un mondo sopraffatto da una specie di «cultura della morte», come la chiama Giovanni Paolo II nell’enciclica Centesimus annus (n. 39). Questa cultura travolge anche che non è pienamente cosciente. Oggi ci sono tuttavia tanti che con fiducia e coraggio danno la loro testimonianza nel servizio alla «cultura della vita». Il papa ci convoca alla «parresia»2 nella nuova evangelizzazione (cf Redemptoris missio, n. 45), per annunciare il Vangelo della vita.

Durante i nostri lavori, sono stati raccolti documenti e studi, che abbiamo portato e ricevuto, conformemente alle nostre rispettive specializzazioni, e che, ovviamente, non possiamo presentare

1 PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA FAMIGLIA. Documento Al servizio della vita, marzo 1992: EV 13/1605-1656.

* Cf. l’intervento del card. Ratzinger nel concistoro dei cardinali su «Le minacce alla vita» (4-7 aprile 1991: Regno . doc. 11, 1991, 352) e inoltre F. INTRONA e P. MORENI, «L’aborto nel mondo: legislazione, statistiche e tipologia», in Rivista italiana di medicina legale, n. 9, 1987, 925-938

2 Termine greco che significa atteggiamento «di franchezza e di coraggio»

ora in questa breve dichiarazione. Ci proponiamo tuttavia di poter presto pubblicare3 questo materiale in un volume a parte, dedicato a questo tema su cui abbiamo riflettuto.

Spinti dunque dal Signore della vita, presentiamo alcune preoccupazioni, informazioni e prospettive, che mettiamo nelle mani di coloro che debbono adoperarsi perché ci sia la vita e la vita in abbondanza (cf. Gv 10,10). Queste mani sono le vostre, professori, medici, ricercatori nei laboratori, insegnanti nelle università, uomini e donne di legge, politici e responsabili della cosa pubblica e dei movimenti per la difesa della vita.

Siccome ci proponiamo di proseguire in questo tipo di riflessione, saremo lieti di ricevere dei contributi validi per approfondire maggiormente temi così importanti e attuali.

Ciò che ci anima maggiormente e di poter cooperare, con il nostro servizio e le nostre conoscenze, al bene dell’umanità, comunicando questa riflessioni a colori che partecipano della nostra visione cristiana dell’uomo e a quanti comunque hanno a cuore la difesa della vita della persona umana, nel mondo.

1. ASPETTO SCIENTIFICO –TECNICO

A livello scientifico–medico sono stati rivelati in modo speciale due fatti che sono in atto in questi ultimi anni,

entrambi connessi con la mentalità e la prassi dell’aborto.

Il primo fatto è costituito dal legame sempre più stretto che si determina tra le contraccezione e l’aborto, nel senso che oggi – oltre i mezzi meccanici (come la spirale) – vengono sperimentati e utilizzati su larga scala composti chimici che sono contemporaneamente contraccettivi e abortivi, oppure sono preparati e sperimentati come abortivi veri e propri

Il vincolo tra contraccezione e aborto era finora prevalentemente psicologico e sociologico, mentre ora è diventato di natura biologica e operativa, talora indipendentemente dalla consapevolezza delle donne e, per certi preparati, anche al dì là dell’avvertenza dei medici. La stessa mancanza di adeguata conoscenza si verifica spesso nei confronti dei dispositivi intrauterini. Il sostegno dato alla diffusione di questi preparati e mezzi non tiene conto né dei valori morali né spesso degli effetti dannosi per la salute delle donne.

Oltre a queste disinformazioni, che talvolta sono deliberate, va anche denunciato il fatto che oggi si cerca di giustificare, specialmente nella pratica della procreazione artificiale, la perdita degli embrioni con il motivo che anche in natura avvengono degli aborti spontanei. In proposito bisogna chiaramente dichiarare la diversa e opposta qualificazione morale dei due fatti davanti alla coscienza dei ricercatori, dei medici e delle donne (cf. Congregazione per la dottrina della fede, istruzione Donum vitae sul rispetto della vita umana nascente e la dignità della procreazione, 22.2.1987, n. II, premessa).

Il secondo fatto è costituito dalla negazione, da parte di alcuni settori del mondo scientifico e culturale, del piano valore dell’essere umano fin dal primo momento della fecondazione. A questo scopo vengono introdotti concreti soggettivi e datazioni puramente esteriori. Occorre perciò riaffermare il pieno valore antropologico che compete all’individuo umano a partire dal momento della fecondazione ((cf. Donum vitae, 1. 1).

3 In questa successiva pubblicazione saranno compresi anche diversi articoli sulle più moderne tecniche abortive, come l’impiego della RU 486, così micidiale per il concepito a carica di pericoli anche per la vita delle donne, e così pure l’impianto sottocutaneo di prodotti presentati come contraccettivi, ma con effetto abortivo. Oltre il male morale, queste tecniche presentano anche dei rischi per la madre, sia fisici che psicologici. Tutto ciò deve essere sottolineato anche perché la propaganda, con un linguaggio oscuro e ambivalente, tende a minimizzare la gravità del delitto e il suo carattere disumano.

I primi istanti dell’inizio della vita umana sono fondamentali e determinanti per lo sviluppo successivo. Non è possibile concepire la fisionomia e la caratterizzazione delle singole persone umane senza ricorrere ai primi eventi della loro vita a partire dalla fecondazione. Infatti, ciò che siamo oggi è proprio la continuazione e lo sviluppo di ciò che siamo stati dal momento della fecondazione. Occorre ricordare che con il momento dell’unione dei gameti maschile e femminile vengono definiti tutti i caratteri del nuovo essere umano, incluso il sesso.

I medici devono oggi sentirsi maggiormente impegnati a svolgere un’opera educativa e leale nei confronti delle pazienti e del pubblico circa gli effetti dannosi e i meccanismi d’azione dei preparati contraccettivi e abortivi. È veramente un abuso e una grave omissione occultare una verità che impedisce l’esercizio della responsabilità da parte delle donne. È di estrema importanza rivelare come, nel corso degli anni, vi sia stato e vi sia tuttora un colpevolo silenzio sui rischi di tifo fisico e di tipo psicologico dell’aborto, sia di quello chirurgico sia di quello chimico recentemente entrato in uso. Tale silenzio contrasta con l’esigenza di un consenso informato che deve accompagnare l’esercizio dell’atto medico.

Gli scienziati e i ricercatori, inoltre, vanno incoraggiati a mettere a punto nuove strategie preventive e terapeutiche e a servirsi di tutte le conoscenze per superare le cause di sterilità con metodi che siano compatibili con il rispetto della vita e la dignità della procreazione secondo le indicazioni della Donum vitae (cf. II, 8 e conclusione).

II. ASPETTO DOTTRINALE

La chiesa ha il compito, conferitole dal suo Signore, di sostenere e illuminare gli uomini di buona volontà nella difesa della vita, specialmente quando essa è più debole e indifesa (cf. Familiaris consortio, n. 30; Carta dei diritti della famiglia, art. 4).

La buona novella fa sì che tutti i valori umani raggiungano la loro pienezza e perciò i cristiani, in modo speciale, sentono il dovere di promuovere e testimoniare l’inviolabilità dei diritti umani fondamentali, di cui il primo è il diritto alla vita (cf. Humanae vitae, n. 14; Familiaris consortio, n. 30; Carta dei diritti della famiglia, art. 4).

La vita deve essere protetta dalla stessa coscienza retta dei singoli, dall’impegno dei medici come servitori della vita e della salute, e dagli ordinamenti giuridici degli stati, che nelle loro costituzioni dichiarano di garantire i diritti dei più deboli.

La verità della persona umana e della sua dignità è spesso oscurata ai nostri giorni. Ci sono differenti fattori: il soggettivismo filosofico, l’utilitarismo morale e il positivismo giuridico, che pretendono di giustificare, in tanti paesi, leggi che concedono ai più forti la possibilità di decidere sulla vita dei più deboli.

Questo fenomeno non sarebbe stato possibile senza la cooperazione o almeno l’omissione di alcuni uomini di scienza, giuristi, moralisti e persino teologi. Nel nome del pluralismo, della maggioranza numerica e del rispetto delle opinioni, si calpesta di fatto la dignità della persona.

Dobbiamo però indicare pure una confortante realtà: la consapevolezza del valore eminente della vita e della persona umana, creata a immagine e somiglianza di Dio, redenta dal Verbo fatto carne e santificata dallo Spirito, promuovere oggi tra i cristiani molte iniziative di servizio e di donazione e solidarietà verso i più deboli, verso coloro che sono rifiutati, soprattutto dalla società opulenta, come indegni di vivere. Si possono applicare ai nascituri (i più bisognosi e indifesi degli esseri umani), le parole di Cristo: «Quello che avete fatto al più piccolo dei miei fratelli lo avete fatto a me» (Mt 25,40)

III. ASPETTO CULTURALE

Si osserva nella società di oggi il prevalere di una visione della vita impregnata di secolarismo, in cui è venuto a mancare il senso di Dio e quindi quello del peccato: perciò non si coglie più il significato della vita stessa. Su queto terreno si è potuta sviluppare una cosiddetta «anti – life mentality», ciò una mentalità contro la vita umana. La ragione ultima di questa mentalità è «l’assenza, nel cuore degli uomini, di Dio, il cui amore soltanto è più forte di tutte le possibili paure del mondo e le può vincere» (Familiaris consortio, n. 30).

La grave perdita di speranza che caratterizza questa odierna «cultura di morte», così diffusa, dovrebbe suscitare inquietudini profonde nelle coscienze, che sembrano invece oscurate, al punto di soffocare negli animi l’istinto nativo ad amare e servire la vita umana. Così è evidente che esistono forze, strutture e programmi – sostenuti da centri di potere ideologico, politico ed economico – che alimentano una «cultura di morte». A questa cultura però nessuno vuol essere considerato come appartenente.

L’impegno necessario per contrastare questa drammatica condizione dell’uomo deve esprimersi «con un’ampia e organica strategia educativa. A tal fine, conviene promuovere una coraggiosa opera di discernimento di quello che rimane ancora vivo nelle coscienze in favore dell’uomo e che emerge in forma di inquietudine. Questa strategia educativa potrà condurre all’autentica civiltà dell’amore, a misura della persona umana nella sua unità psico – fisica e spirituale, nella verità, attraverso un rinnovato impegno per la nuova evangelizzazione e il lavoro per una «cultura della vita», cui si convoca il santo padre (cf. Cristifideles laici,n.38 e Centesimus annus, n. 39).

La chiesa, garante della persona umana ed «esperta in umanità», guidata dalla parola di Dio e in ascolto delle autentiche aspirazioni del cuore, saprà trovare le vie per parlare alla ragione e alla coscienza. Ciascuno avverte che la vita di ogni essere umano è certamente una realtà biologica, ma non si riduce ad essa, vale molto di più.

L’aspirazione profonda a una migliore «qualità di vita» è presente nella società. Questo desiderio spesso non riguarda soltanto aspetti accessori di salute o di benessere, ma veri stati di disagio fisico e psichico. Orbene, se i parametri del valore della vita umana rimangano al livello dell’efficienza fisica o di criteri consumistici, si potrebbe facilmente concludere sull’unità di alcune vite umane o almeno di quelle ormai in situazioni completamente irreversibile. Il criterio centrale, però, del valore della vita è di ordine spirituale, morale e religioso: cioè la dignità stessa della persona.

Purtroppo però, nonostante che il valore della vita umana e la sua inviolabilità siano così evidenti per la retta ragione e per la coscienza, la persona umana è oggetto ai nostri giorni di molte insidie, soprattutto all’inizio e al termine della vita stessa o nella situazioni di debolezza o sofferenza. Comprendiamo il disagio in cui si trovano coloro che soffrono queste situazioni e le tentazione cui sono magari sottoposti. Ma non si può dimenticare la vita che appartiene solo a Dio e che il mistero del dolore ci mette di fronte al mistero della persona, che a sua volta riflette lo stesso mistero di Dio.

D’altro canto, mentre il desiderio di maternità e paternità in sé suscita una spontanea solidarietà, esso non dovrebbe aprire la porta alla ricerca del «figlio a ogni costo». Con le pratiche di procreazione artificiale e le manipolazioni genetiche alterative, con lo «spreco» e la soppressione di embrioni o la sperimentazione su di essi, si opera una riduzione del concepito a «prodotto» della tecnologia, e si lede la sua vita e la sua dignità personale. Si aprono così spazi sempre più ampi al dominio dell’uomo sull’uomo e al suo desiderio di divenire egli stesso «creatore» (cf. Donum vitae, n. 1, 5. E II, Premessa).

Un rivelante aspetto della «qualità della vita» riguarda poi il modo stesso – strumentale e spersonalizzante – di concepire la sessualità e corporeità. Effetti dell’illusoria «libertà» sessuale sono la disgregazione della famiglia, l’adulterio e il divorzio, il dilagare degli aborti, il diffondersi della contraccezione e della sterilizzazione. La pornografia, nelle sue forme, è poi potente fattore di diffusione del costume di irresponsabilità morale e anche di diversi tipi di perversione sessuale.

La mentalità contraccettiva è causa del disimpegno della volontà dalla tensione verso il bene e quindi verso il vero amore. si banalizzano così sessualità e corporeità, nella dimenticanza o nel rifiuto del loro legame con la trascendenza e il mistero dell’origine della vita umana. Ne consegue allora che valori umani, quali la castità, la fedeltà, la fecondità, il dono di sé, vengono disprezzati e non rettamente compresi. Lo stesso bambino concepito viene pensato strumentalmente soltanto come un «frutto scomodo e non voluto dell’attività sessuale» e non colto nella sua verità, dignità e valore di persona umana destinata ad amare e a essere amata. Tutto ciò apre la via alla tragedia dell’aborto.

Non è certamente casuale che le forze che promuovono l’aborto siano le stesse che diffondono la contraccezione. La connessione fra i due fenomeni, infatti, prima prevalentemente psicologica e sociologica, sta diventando sempre più effettiva e pratica, mediante i cosiddetti contraccettivi, che hanno anche effetti abortivi.

Questa mentalità colpisce pure la donna nella sua dignità, comportandone spesso la strumentalizzazione e condizionandola a vivere situazioni non pienamente volontarie, in contraddizione con le sue profonde aspirazioni di maternità (cf. Mulieris dignitatem, n. 18).

Per superare la cultura di morte è necessario e urgente un cambiamento di mentalità; occorre riscoprire il senso profondo e il valore di ogni essere umano ed educare al rispetto del suo diritto alla vita, dal concepimento alla morte naturale: ritrovare cioè il significato di ogni persona umana.

E inoltre è urgente proporre una sana concezione della sessualità, del rispetto di sé come persona (per imparare a rispettare anche l’altro), della castità prematrimoniale e della fedeltà coniugale, nonché un’educazione alla conoscenza del valore profondo della fecondità. In tale contesto andrà inserito l’insegnamento dei metodi per la regolazione naturale della fertilità.

Alcuni dei campi in cui è più urgente una tale opera educativa sono: innanzitutto la famiglia, per il suo primario compito educativo, poi la scuola in collaborazione con la famiglia stessa, quindi la comunità cristiane tra cui in particolare la parrocchia e le associazioni giovanili. Inoltre gli ambienti socio – sanitari e quello dei mezzi di comunicazione sociale.

Va riconosciuto e sempre maggiormente sottolineato il contributo insostituibile delle donne nell’educazione alla vita e nella formazione di una cultura di accoglienza e di amore, sia nella società civile che nella stessa chiesa (cf. Familiaris consortio, n. 23).

IV. ASPETTO LEGISLATIVO

È compito primario del legislatore operare affinché l’ordinamento giuridico protegga la vita umana fin dal momento della fecondazione. Il diritto nega se spesso o diviene soltanto una forza imposta da chi ha il potere ai più deboli, se non proteggere la dignità umana, di cui il diritto alla vita è la prima e più elementare espressione.

È necessario dire con chiarezza che il concepito «va rispettato e trattato come una persona»4 umana è che i suoi diritti costituiscono la ragione vera dell’obbligo di protezione che incombe agli

4 Riproduciamo le idee centrali dell’istruzione Donum vitae (1, 1: n. 1564ss; EV 10/1174ss), ricordate dal cardinale Joseph Ratzinger nel concistoro dei cardinali (4-6 aprile 1991; Regno- doc. 11, 1991, 354).

La moderna scienza generica mostra che, dal momento in cui l’ovulo è fecondato, si inaugura una nuova vita che non è quello del padre o della madre, ma di un nuovo essere umano che si sviluppa per proprio conto. Dal primo istante si trova fissato il programma di ciò che sarà questo essere

stati. Poiché il fine di tutto il diritto è la promozione della dignità umana («Hominum causa omne jus constitutum est»), l’iniquità delle leggi abortiste non derive soltanto dalle conseguenze che producano,5 ma anche dalla distruzione del concetto stesso di diritto. Bisogna quindi denunciare con vigore e decisione l’ingiustizia delle leggi abortiste.

Va poi sottolineato che in alcune interpretazioni giuridiche il concetto di «persona» viene usato in modo discriminatorio: alcuni sono riconosciuti persone; altri invece non sono considerati tali e si apre così la via alla loro eliminazione legale.

Invece il concetto di «persona» deve servire a distinguere ogni essere umano da qualsiasi altra entità creata. In altri termini, ogni uomo è persona: la parola indica la sua superiorità rispetto al resto del creato.

In alcune legislazioni si afferma l’obbligo di protezione degli embrioni da parte dello stato, ma questo non è sufficiente. Tale obbligo potrebbe infatti essere giustificato anche soltanto per ragioni di interesse collettivo (ad esempio, per incrementare la popolazione), mentre il motivo dell’obbligo di tutela si fonda nel valore e nei diritti di ogni essere umano. Una legislazione coerente, inoltre, deve poi realizzare nei fatti tale tutela.

L’impegno dei legislatori al servizio della vita è dunque essenziale e centrale. Esso è necessario non solo per evitare la morte di tanti innocenti, ma anche per evitare che la democrazia si trasformi in totalitarismo6 e la libertà in egoistica licenza. Il fondamento della democrazia e l’affermazione dell’eguaglianza di ogni uomo esclusivamente in virtù della sua umanità, non a causa di ciò che egli possiede o è capace di fare. Quando gli stati si arrogano il diritto di distinguere tra vite umane che avrebbero un valore e vite umane che non ne avrebbero., ci si incammina sulla strada del totalitarismo. Se è lecito uccidere innocenti in nome della libertà, allora la libertà cambia significato e diversa espressione di egoismo, non strumento di solidarietà e di amore.

Infine, ai molti movimenti pacifisti, esistente anche nell’ambito cattolico, ve ricordato che le leggi abortiste non contribuiscono alla vera pace. Perciò tale movimenti, specie se di area cattolica, devono essere richiamati al dovere di impegnarsi anche la vita nascente.

La domanda di leggi pienamente rispettose del diritto alla vita deve essere rivolta a tutti i legislatori in quanto tali, quale che sia la loro fede religiosa o la loro posizione politica. Occorre riaffermare che i principi scritti in dichiarazioni internazionali e nelle costituzioni degli stati moderni indicano il rispetto della dignità umana e dei diritti dell’uomo come uno dei compiti essenziali degli stati. Negare significato all’essere umano concepito non significa forse tradire questi principi e accettare un criterio di discriminazione sull’uomo? I legislatori cristiani, in particolare, hanno un dovere molto grave in ordine alla vita, sia negli stati che già hanno leggi abortiste, sia in quelli che non ne hanno. In questi ultimi si tratta di impedire qualsiasi ferita al principio del rispetto della vita e di favorire norme che rimuovano le cause che potrebbero condurre, di fatto, ad abortire. Ma anche negli stati dove già sono state approvate le leggi permissive, i legislatori cristiani devono considerare il cambiamento di queste norme dovere centrale ed

vivente: un uomo; quest’uomo- individuo, con le sue note caratteristiche già ben determinate. Nello zigote derivante della fecondazione si è già costituita l’identità biologica di un nuovo individuo umano. Le conclusione della scienza sull’embrione umano forniscono un’indicazione preziosa per discernere razionalmente una presenza personale fin da questo primo comparire di una vita umana: come un individuo umano non sarebbe una persona umana? Se il magistero non si è espresso in maniera impegnativa in un’affermazione di indole filosofica, esso ha tuttavia insegnato in modo costante che il frutto della generazione umana esige il rispetto incondizionato: l’essere umano va rispettato e trattato come una persona fin dall’istante del concepimento.

Nota. Nel momento di inviare questa dichiarazione alla stampa, si è svolto il viaggio apostolico del santo padre in Polonia, dove la difesa della vita ha avuto un posto così importante nella sua catechesi. Riguardo al tema che ci interessa, ha detto testualmente: «Bisogna prima cambiare il rapporto verso il bambino concepito. Se è venuto in atteso, mai è un intruso, né un aggressore. È una persona umana, dunque ha diritto che i genitori non gli risparmino il dono di sé, anche se ciò richiedesse da essi un particolare sacrificio» (Omelia durante la messa celebrata nell’aeroclub Maslow, 3 giugno 1991: L’Osservatore romano, 5.6.1991, 4; cf. Insieme con noi cammina in pellegrinaggio la nostra storia. Il quarto viaggio apostolico di Giovanni Paolo II in Polonia. Libreria editrice vaticana, 1991, 94).

5 Si potrebbero enumerare problemi come questi: aumento del numero degli aborti, corruzione delle coscienze, degrado della professione medica, disciplina autoritaria dell’obiezione di coscienza…

6 SCHOOYANS Michel. L’avortement: enjeux politiques, Editions du Préambule, Quéec 1990, pp. 157ss (trad. ital.: Aborto e politica, Libreria editrice vaticana, 1991).

essenziale della loro missione. La coerenza del loro atteggiamento non può essere indifferente al discernimento degli elettori.

Sono certamente ben note le attuali difficoltà per ottenere nei parlamenti maggioranze pienamente rispettose del diritto alla vita. Tuttavia ciò non esime dal puntare decisivamente al rovesciamento delle leggi abortiste, nel senso del pieno rispetto del diritto alla vita fin dal concepimento. A tale effetto, i credenti in Dio creatore e i Cristo redentore devono rendersi conto che la loro partecipazione all’esercizio del potere non è compatibile con il disimpegno da uno sforzo tenace e quotidiano per cambiare le leggi e la prassi amministrativa.

V. ASPETTO POLITICO – ISTITUZIONALE

Un’autentica democrazia si fonda sulla concezione della dignità dell’uomo basata sul diritto fondamentale alla vita – dal concepimento alla morte naturale – per tutti e riconosciuto da tutti. Perciò la promozione e la difesa della vita è il prerequisito della lotta per la libertà fondamentali che sono alla base della democrazia.

Dopo il recente crollo di un sistema totalitario (ch Centesimus annus, n. 22ss), oggi c’è la minaccia di un nuovo sottile totalitarismo basato sul falso giudizio secondo cui ogni opinione ha uguale validità; pertanto c’è il pericolo della prevalenza dei più forti. Uno stato democratico degno di tale qualifica non può rinunciare alla protezione di ogni vita umana.

Durante negli ultimi venticinque anni – dopo l’approvazione della legge abortista da parte del parlamento inglese (1967) – si sono sviluppati forti movimenti fautori dell’aborto. Al presente teli movimenti sono diventati una potente struttura politico – economico che chiede o difende l’aborto come possibilità legale, come un diritto della donna e perfino come un obbligo che lo stato potrebbe imporre.

Su scala internazionale i movimenti abortisti ricevono ingenti fondi.7 Il finanziamento della promozione dell’aborto, come metodo di controllo delle nascite, viene incentivato da diverse istituzioni internazionali, da governi di paesi economicamente sviluppati e da fondazioni e ditte private. Inoltre, una parte dei profitti del commercio dei contraccettivi e dell’attività delle cliniche vengono spesso riservati nell’ulteriore promozione dell’aborto. Sono tuttavia conosciute anche politiche promosse da governi, che negano finanziamenti ai programmi che promuovono l’aborto in altri paesi.

Alcune istituzioni esercitano sui bambini e sui giovani, anche in ambito scolastico, un’influenza finalizzata al cambiamento di mentalità delle nuove generazioni, distruggendo i valori familiari. Così viene sempre più diffusa e rafforzata la mentalità anti –life (cf. Familiaris consortio, n. 30). Inoltre tali istituzioni provvedono, in misura sempre più rilevante, alla preparazione dei medici nei paesi in via di sviluppo, perché siano disponibile a favorire l’aborto nei loro paesi.

Nella lotta per la difesa della vita noi dobbiamo analizzare costantemente le componenti economiche e politiche che costituiscono le strutture anti –vita, al fine di individuare i punti cruciali su cui condurre la nostra azione.

7 il movimento pro – aborto, a livello internazionale, si basa soprattutto sull’attività dell’International Planned Parenthood Federation (IPPF) e su altri organismi che operano nella prospettiva neomalthusiana del controllo demografico, ottenuto anche attraverso la promozione dell’aborto. Ciò contraddice la raccomandazione n. 18 del Report of the International Conference on Population, 1984 (Nazioni Unite), che sollecita i governi:»Adottino misure appropriate per aiutare le donne a evitare l’aborto, che in nessun caso può essere promosso come un metodo di pianificazione familiare…» (Regno – doc. 21 [ 1984], 697).

Tuttavia, anche organismi nell’ambito delle Nazioni Unite sono coinvolti in ricerche sul prodotto abortivo RU 486. I promotori dell’aborto, inoltre, agiscono attraverso vari gruppi: associazioni professionali mediche e giuridiche, organi di assistenza sociale, lobby politiche a livello nazionale e internazionale e non di rado attraverso centri di potere e mass – media.

È importante tenere presente anche la politica sociale per la famiglia, perché in molti paesi le strutture pubbliche hanno operato non solo nel senso di facilitare l’aborto, ma anche nel creare ostacoli alla procreazione. Ci sono ad esempio cosiddette politiche abitative che ostacolano lo sviluppo della famiglia. C’è il vuoto di una vera previdenza sociale, di una giustizia distributiva, come pure esistono politiche fiscali e legislazioni del lavoro che incorrono in gravi mancanze nei confronti della famiglia. Tutto ciò naturalmente contribuisce al rifiuto della vita.

CONCLUSIONE

Ecco dunque alcuni aspetti delle nostre riflessioni, di cui – come abbiamo affermato all’inizio – vogliamo far partecipi tutti i destinatari del presente documento.

È per noi particolarmente gradito presentare il frutto di questo nostro lavoro nel momento in cui si celebrano i dieci anni dall’istituzione del Pontificio Consiglio per la famiglia, creato dal santo padre, e mentre ci si avvia a ricordare anche il decennale dell’esortazione apostolica Familiaris consortio.

Questo documento è accolto dal Pontificio Consiglio per la famiglia come strumento di lavoro e pubblicato per promuovere la pastorale della famiglia, «santuario della vita».

Alfonso card. Lòpez Trujillo

Presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia

+ Jien-François ARRIGHI, vice –presidente